Le RAP (recensioni a pagamento) sono una piaga editoriale, quasi quanto la EAP (editoria a pagamento).
In questo articolo, rivolto sia agli scrittori sia ai lettori, scopriremo insieme cosa sono le recensioni a pagamento e perché dobbiamo evitarle come la peste.
Il fenomeno delle recensioni a pagamento
Nella mia immensa ingenuità, ho scoperto questo fenomeno solo recentemente.
Un paio di mesi prima dell’uscita nelle librerie di In nome mio ho cominciato a contattare diversi bookblogger chiedendo loro di leggere e recensire il mio romanzo.
Alcuni di loro si sono detti disponibili, altri hanno cortesemente rifiutato. Altri ancora hanno accettato, a patto che io pagassi un somma, più o meno accessibile, a fronte delle lettura e recensione.
Qualcuno ha chiesto 10 €, qualcuno 20.
Qualcuno ha chiesto 100€.
Le RAP e gli scrittori
Qualcuno potrà dirmi: ma Veronica, se ti bastano 10€ per vedere il tuo libro pubblicato su una vetrina da 50.000 utenti, forse ne vale la pena!
No, amici. Non ne vale la pena.
Non ne vale la pena per due semplici motivi:
- Ci sono centinaia di validissimi blog, con migliaia di seguaci, che leggono e recensiscono gratuitamente i lavori di esordienti. Ricordatevi che le recensioni sono un ottimo modo per accrescere il proprio pubblico: recensire un libro significa instaurare un rapporto di collaborazione con l’autore e con la casa editrice. Questo significa che sì, l’autore beneficia della visibilità portata dal blogger, ma anche il blogger beneficia della visibilità che autore e casa editrice sono tacitamente tenuti a offrire al blogger che scriva una buona recensione.
- Le recensioni a pagamento portano con sé tutte quelle conseguenze negative che troviamo anche nell’editoria a pagamento: aka la vostra reputazione distrutta.
Cosa penserebbe il pubblico di un autore che paga per far recensire il proprio lavoro? Penserebbe che quello stesso lavoro non sia valido; che un blogger vero, che legge per piacere, non avrebbe mai accettato quel libro; che autore e opera non siano in grado di guadagnarsi una recensione sincera.
Leggi la recensione sincera di Mondodilibri
E poi, diciamocelo: se proprio volete spendere soldi per promuovere il vostro romanzo, tanto vale risparmiare e puntare su testate giornalistiche accreditate e a respiro più ampio di un profilo IG con 3mila follower.
Recensioni a pagamento e lettori
Ragioniamo ora sul perché anche (e soprattutto) i lettori dovrebbero diffidare dalle recensioni a pagamento.
Se io decidessi davvero di pagare 100€ per far leggere il mio libro a uno sconosciuto con un blog, non pretenderei forse di avere in cambio una recensione fantastica? Un elogio alle mie immense capacità di scrittrice, al mio talento insuperabile, al mio lavoro encomiabile?
Ne consegue che la recensione per cui ho pagato non sarà sincera.
Perché tu, lettore, dovresti accettare un consiglio falsato da un mercenario di cultura? L’unica scusante che avresti sarebbe quella di non sapere che quella sia una recensione a pagamento.
Ecco dunque che nessuno dei profili che mi hanno chiesto soldi ha avuto la decenza etica di segnalare la natura a pagamento delle sue recensioni nella bio di IG (e neppure nella sezione ABOUT del blog).
La recensione di Maika Medici
Guadagnare dalle recensioni sì… ma non così
Non mi fraintendete: non c’è nulla di male dal voler guadagnare dal proprio lavoro. Il problema, amici recensori, è che lo fate nel modo sbagliato.
Anziché provare a spennare i poveri autori esordienti, che se tutto va bene vedranno si e no 50€ a distanza di due anni dalla pubblicazione, avete mai sentito parlare dei PPI?
Continuate a intrattenere rapporti con autori e case editrici, continuate a pubblicare recensioni, fatelo anche su un blog. Fatevi conoscere, diventate affidabili, fidelizzate il vostro pubblico. Allora potrete guadagnare attraverso i banner pubblicitari. Non ci pagherete le bollette, ovvio. Ma crescendo, crescendo, crescendo, potrete farvi notare, potrete collaborare con testate che vi paghino per il vostro lavoro, potrete instaurare collaborazioni retribuite con le case editrici.
Scrittrice made in Biella, con tante passioni ma troppa fifa e troppo poco tempo. Hufflepuff di diritto, semi cantante, aspirante qualcuno.
Ho una penna e non ho paura di usarla.