fbpx

Le intermittenze della morte

Reading Time: 2 minutes

Le intermittenze della morte, di José Saramago

Il mio voto: 4 of 5 stars

Qualcuno, qualche tempo fa, me lo consigliò perché, a suo dire, lo stile di Le intermittenze della morte era molto simile a quello di In nome mio. O meglio: lo stile di In nome mio era molto simile a quello di Le intermittenze della morte. Forse è per questo che lasciare una recensione mi viene difficile.

La trama

In un Paese senza nome, posto all’interno di non si sa quale continente, la morte, per non si sa quale motivo, smise di uccidere. È proprio così che si apre il romanzo, infatti: Il giorno seguente non morì nessuno. Incipit che non posso che amare. Praticamente perfetto!
Se volessimo farla breve, diremmo fin da subito che, ad un altro certo punto, quella stessa morte che si era presa una vacanza di sette mesi circa decise di tornare a lavoro. Decise, però, che non avrebbe più preso la vita umana all’improvviso, senza avvisaglie: avrebbe notificato la repentina dipartita allo sfortunato destinatario via posta, grazie a una lettera di colore viola. Se volessimo farla breve, diremmo anche (come riporta la quarta) che le cose cambiarono nuovamente quando le notifica di morte indirizzata a un qualunque violoncellista senza nome venne misteriosamente rispedita al mittente.

Pregi e difetti

Saramago, però, non ha alcuna intenzione di farla breve.
Più della metà del romanzo è occupata dallo svisceramento di tutte le problematiche derivanti dal fatto che in certo Paese non muoia più nessuno. Una mole di pagine un po’ troppo ampia, a parer mio. D’altro canto, non posso non apprezzare e adorare il continuo dialogo del narratore con il pubblico del racconto, il suo anticipare domande, il suo non lasciare nulla al caso.
Forse è per questo aspetto che qualcuno ha trovato somiglianze tra il mio libro e quello del Premio Nobel. Ovviamente, i punti in comune si fermano qui. Lungi da me paragonarmi a un simile mostro della letteratura!

Altro aspetto che mi ha messo in crisi è rappresentato dai dialoghi: completamente privi di punteggiatura. Solo una virgola e una lettera maiuscola a separare la battuta dell’uno da quella dell’altro, corredati di commenti a opera del narratore, per giunta.
Struttura certamente voluta. A parer mio, il narratore riprende lo stile della morte, quella con la lettera minuscola, che scrive quelle lettere caratterizzate dalla «bestialità sintattica».

Giudizio

Non posso non consigliare Le intermittenze della morte a chiunque ami, o pensi potrebbe amare, un libro non scontato e indubbiamente ben scritto. Auguro solo di avere la pazienza di concentrarsi: questo non è un romanzo semplice.
Website | + posts

Scrittrice made in Biella, con tante passioni ma troppa fifa e troppo poco tempo. Hufflepuff di diritto, semi cantante, aspirante qualcuno.
Ho una penna e non ho paura di usarla.

Condividi