Le intermittenze della morte, di José Saramago
Il mio voto: 4 of 5 stars
La trama
Se volessimo farla breve, diremmo fin da subito che, ad un altro certo punto, quella stessa morte che si era presa una vacanza di sette mesi circa decise di tornare a lavoro. Decise, però, che non avrebbe più preso la vita umana all’improvviso, senza avvisaglie: avrebbe notificato la repentina dipartita allo sfortunato destinatario via posta, grazie a una lettera di colore viola. Se volessimo farla breve, diremmo anche (come riporta la quarta) che le cose cambiarono nuovamente quando le notifica di morte indirizzata a un qualunque violoncellista senza nome venne misteriosamente rispedita al mittente.
Pregi e difetti
Più della metà del romanzo è occupata dallo svisceramento di tutte le problematiche derivanti dal fatto che in certo Paese non muoia più nessuno. Una mole di pagine un po’ troppo ampia, a parer mio. D’altro canto, non posso non apprezzare e adorare il continuo dialogo del narratore con il pubblico del racconto, il suo anticipare domande, il suo non lasciare nulla al caso.
Forse è per questo aspetto che qualcuno ha trovato somiglianze tra il mio libro e quello del Premio Nobel. Ovviamente, i punti in comune si fermano qui. Lungi da me paragonarmi a un simile mostro della letteratura!
Altro aspetto che mi ha messo in crisi è rappresentato dai dialoghi: completamente privi di punteggiatura. Solo una virgola e una lettera maiuscola a separare la battuta dell’uno da quella dell’altro, corredati di commenti a opera del narratore, per giunta.
Struttura certamente voluta. A parer mio, il narratore riprende lo stile della morte, quella con la lettera minuscola, che scrive quelle lettere caratterizzate dalla «bestialità sintattica».
Giudizio
Scrittrice made in Biella, con tante passioni ma troppa fifa e troppo poco tempo. Hufflepuff di diritto, semi cantante, aspirante qualcuno.
Ho una penna e non ho paura di usarla.